Dopo mesi di misteri, la navicella della Nasa Voyager 1 è tornata a inviarci messaggi comprensibili. A riferirlo è la stessa Agenzia spaziale, secondo cui per la prima volta da novembre scorso il team della missione è riuscito finalmente a comunicare correttamente e a verificare lo stato di salute della navicella che, insieme alla gemella Voyager 2, sono le uniche ad aver mai volato nello spazio interstellare. Il prossimo passo ora è permettere a Voyager 1 di tornare nuovamente ad inviarci i suoi dati scientifici.
Nello spazio interstellare
Lanciate oltre 46 anni fa (nel 1977), le gemelle Voyager 1 e Voyager 2 sono le navicelle spaziali più longeve e distanti della storia dei viaggi spaziali. Prima dell’inizio della loro esplorazione interstellare, entrambe hanno volato vicino a Saturno e Giove, Urano e Nettuno, per poi appunto intraprendere la loro lunga strada verso il Sistema solare esterno. In questi anni ci sono già state anomalie di comunicazione e periodi di silenzio, come per esempio lo scorso anno quando Voyager 2 ha avuto un problema con la sua antenna principale.
Il segnale criptico della Voyager 1
Questa volta, come vi abbiamo già raccontato, Voyager 1 ha smesso di comunicare correttamente con gli scienziati sulla Terra il 14 novembre 2023, quando ha inviato un segnale misterioso, un’incomprensibile serie di zero e uno. A marzo sorso, tuttavia, il team di ingegneri del Jet Propulsion Laboratory è riuscito a decifralo e a confermare che il problema era legato a un malfunzionamento di uno dei tre computer di bordo, chiamato Flight Data Subsystem (Fds), responsabile del confezionamento dei dati scientifici e ingegneristici prima che siano inviati sulla Terra.
Problemi al computer di bordo
Il team ha scoperto successivamente che il malfunzionamento riguardava un singolo chip responsabile della memoria Fds e che ha, quindi, reso inutilizzabili e incomprensibili i dati scientifici e ingegneristici inviati dalla sonda. Dato che è impossibile riparare il chip, gli scienziati hanno optato per provare a modificare, aggiornare e ri-inserire il codice responsabile del confezionamento dei dati ingegneristici, inviandolo in una nuova posizione nella memoria Fds il 18 aprile scorso.
Ripristinare la comunicazione
Un segnale radio, ricordiamo, impiega circa 22 ore e mezza per raggiungere la Voyager 1, che si trova a oltre 24 miliardi di chilometri dalla Terra, e altre 22 ore e mezza per tornare sulla Terra, per un totale di 45 ore. Quindi, quando il 20 aprile scorso il team della Nasa ha ricevuto risposta dalla navicella spaziale, ha potuto osservare che la loro modifica funzionava: per la prima volta in cinque mesi sono stati in grado di verificare lo stato della navicella spaziale. Il prossimo passo ora sarà quello di provare a trasferire e modificare le altre parti interessate del software Fds, tra cui anche alcune che inizieranno nuovamente a restituire i dati scientifici.
Via: Wired.it
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Credits immagine: Nasa