La zanzare non è solo solamente il più fastidioso insetto del mondo, ma anche il più letale. Capace di uccidere ogni anno, con le gravi malattie (dalla dengue alla febbre gialla) trasmesse dalle sue punture, oltre un milione di persone. Non è un caso, quindi, se gli sforzi internazionali per eliminarle, limitarne la circolazione e la capacità di pungere l’uomo, o quanto meno di trasmette virus e microorganismi letali, proseguono incessanti da decenni. Uno dei programmi più ambiziosi in questo senso sta per vedere la luce in Brasile: la più grande e capillare campagna per il rilascio di zanzare bioingegnerizzate mai realizzata, volta a proteggere fino a 70 milioni di cittadini brasiliani entro i prossimi 10 anni.
Le zanzare infette che non infettano
A lanciare la nuova campagna di prevenzione contro le malattie trasmesse dalle zanzare è stato il World Mosquito Program, un’iniziativa non profit guidata dall’ Institute of Vector-Borne Disease della Monash University, che ha come obbiettivo dichiarato quello di contrastare la diffusione di malattie come dengue, Zika e chikungunya, trasmesse dalle zanzare della specie Aedes aegypti. Il metodo di cui si sono fatti da tempo promotori è basato su un batterio chiamato Wolbachia pipienti, un microorganismo che infetta quasi il 60% delle specie di insetti oggi note, ma che di norma non è in grado di colpire le zanzare della specie aegypti. Con un po’ di lavoro di laboratorio, però, è possibile infettare anche questi insetti con un loro ceppo specifico di Wolbachia. Ed è qui che le cose si fanno interessanti: le ricerche hanno infatti dimostrato che infettando le zanzare in questo modo è possibile compromettere sia le loro chance di riproduzione, sia le probabilità che diventino portatrici di altri virus o microorganismi.
Nel primo caso, il batterio andrebbe utilizzato più o meno così: si infettano solamente esemplari maschi in laboratorio e li si libera in natura, questi si riprodurranno con le femmine dell’area, non portatrici del batterio, e per motivi ancora non del tutto chiari le uova nate da queste unioni risulteranno incapaci di schiudersi. Reintroducendo quindi periodicamente nuovi maschi infetti è possibile ridurre efficacemente la popolazione di zanzare che abitano in un’area, e con loro, le chance che chi vi abita possa essere contagiato da qualche malattia trasmessa da questi insetti.
Una seconda possibile strategia è invece quella di liberare esemplari infetti di entrambi i sessi. In questo caso, l’effetto non sarebbe una riduzione della popolazione totale di zanzare (né delle loro fastidiose punture), ma un controllo altrettanto efficace del numero di nuove infezioni zoonotiche trasmesse dalle zanzare. Per motivi – anche qui – non del tutto noti, una volta infettate con il batterio Wolbachia le zanzare sembrano diventare resistenti a virus come dengue e Zika, e quindi pur continuando a pungere regolarmente l’uomo, si riduce la loro capacità di diffondere le malattie. È questa seconda strategia quella promossa dagli esperti del World Mosquito Program. E nonostante i tanti punti ancora da chiarire sul piano scientifico, le sperimentazioni messe in atto negli ultimi anni sembrano dimostrare che si tratta di un approccio efficace.
Zanzare e malattie: primi successi per gli insetti geneticamente modificati
La prova del fuoco
Il World Mosquito Program ha realizzato diversi progetti pilota in città di paesi come l’Australia, il Brasile, la Colombia, l’Indonesia e il Vietnam. Il più recente, e più rigoroso, trial è stato svolto però a Giacarta, in Indonesia, con risultati estremamente promettenti: la tecnologia sembra infatti capace di ridurre di ben il 77% l’incidenza di nuovi casi di dengue nelle aree in cui vengono liberate le zanzare infettata con il Wolbachia. In Brasile i test per ora sono stati svolti in cinque città, con risultati altalenanti: a Rio i casi nei quartieri che hanno partecipato alla sperimentazione sono diminuiti appena del 38%, mentre nella cittadina di Niterói la riduzione ha raggiunto un ben più palpabile 69%.
Al World Mosquito Program, comunque, sono convinti di essere sulla strada giusta, e stanno progettando in grande la prossima fase del programma brasiliano. I piani, stando a quanto riporta un articolo di Nature, prevedono la costruzione del più grande laboratorio per la produzione di zanzare infettate da Wolbachia del mondo. Un’autentica fabbrica di zanzare che dovrebbe aprire le porte nel 2024 in un luogo ancora non annunciato del paese, e che a regime dovrebbe arrivare a sfornare fino a cinque miliardi di insetti ogni anno. La tecnologia ha già ricevuto l’approvazione dall’agenzia del farmaco brasiliana, e la campagna di diffusione su larga scala di questi insetti potrebbe quindi iniziare in tempi relativamente brevi.
Una volta diffuse nelle principali città del paese, le zanzare dovrebbero trasmettere il batterio alle comunità locali (per poi soppiantarle, visto che i maschi infetti non possono riprodursi efficacemente con le femmine autoctone), eliminando quindi il bisogno di reintrodurre periodicamente esemplari infetti. E la speranza, ovviamente, è che insieme alle altre strategie di prevenzione già disponibili o in fase di sviluppo, riescano ad abbattere i contagi in quello che attualmente è il paese con il numero maggiore di infezioni da Dengue nel mondo. Se così fosse, chiaramente, si aprirebbero le porte per la diffusione delle zanzare Wolbachia in tutte le aree in cui il virus, e le zanzare aegypti, sono oggi endemiche.
Non si tratterebbe neanche in quel caso – è bene chiarirlo – della soluzione definitiva al problema di salute pubblica rappresentato dalle zanzare. Per citare uno dei tanti limiti di questo approccio, il batterio è già presente naturalmente negli insetti del genere Anopheles, responsabili (tra le altre cose) della diffusione della malaria, e non sembra comprometterne le capacità di contagio. Ma già ridurre il peso di una malattia come la Dengue, che ogni anno infetta oltre 390 milioni di persone e ne uccide circa 36mila, sarebbe un passo in avanti non indifferente.